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al testo di Marco Banti
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Chissà se mi leggerai se così fosse, che sia il caso a decidere Io non ti avviserò ma sarò chiaro che possa capire, inequivocabilmente; è a te che parlo, non altri, né alla poesia. Ti sono di fronte, vicino e ti fisso che tu non possa scappare, voltarti nemmeno; che non ci sia dubbio , sfacciatamente…ricordi!? Quel fare da maschio arrogante, di un tempo passato che non si rimpiange ma che adesso riaffiora; adesso mi serve perché tu lo sappia perché entri dentro a far parte di te. Ho letto la tua risposta, più che letta; la ho assorbita, me ne sono imbevuto e sono ubriaco del tuo scrivermi. Ti vedo nel mettere su tasti su schermo freddo, scialbo parole per me, per parlarmi. E tutto trascende, e lo schermo e quei tasti diventano amici; carne che tocchi, che è calda che senti nel cuore, sul corpo Come bimbo neonato che dorme sereno sul petto quei verbi i soggetti le virgole i punti, le frasi sono placebo ai miei timori mi rendono sgombro da paure e dubbi. Tu mi hai scritto! mi hai detto “…non devi scusarti di nulla” e aggiunto “…un abbraccio, concedimelo” Son lieto di non essere visto; non è bello che un uomo esibisca un canto, una danza di gioia. |
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